All’ inzio del ventesimo secolo, la maggior parte dei grassi della dieta erano saturi o monoinsaturi, provenienti fondamentalmente dal burro, lardo, sego, olio di cocco e da una piccola quantità di olio di oliva. Attualmente la maggior parte dei grassi della dieta sono polinsaturi derivanti da oli vegetali ricavati dalla soia, mais, girasole, arachide, ecc.
Le diete moderne possono contenere oltre il 30% di calorie provenienti da oli polinsaturi, e le più attuali ricerche scientifiche indicano che questa quantità è troppo elevata. L’ indirizzo migliore consiglia che l’ assunzione di polinsaturi non dovrebbe essere maggiore del 4% delle calorie totali con una proporzione approssimativa di 2% di Acido Linolenico Omega 3, e 2% di Acido Linoleico Omega 6.
Il consumo degli EFA (Acidi Grassi Essenziali) in queste percentuali si ritova nelle popolazioni delle regioni temperate e tropicali il cui consumo di oli polinsaturi deriva da piccole quantita presenti in legumi, cereali, noci, vegetali verdi, pesce, olio di oliva e grassi animali, ma non da oli vegetali industriali o dalla margarina.
Un’ eccessivo consumo di oli polinsaturi ha dimostrato di contribuire ad un elevato numero di patologie che includono cancro e malattie cardiache, disfunzioni immunitarie, danni al fegato, polmoni, organi riproduttivi, disordini digestivi, ridotta abilità ad apprendere, disturbi della crescita ed aumento di peso.
Una ragione del perché i Polinsaturi provochino così tanti problemi alla salute è che essi tendono ad ossidarsi o irrancidirsi quando sono soggetti al calore, all’ ossigeno e umidità, come avviene nella cottura e nella lavorazione. Gli oli rancidi sono caratterizzati da radicali liberi che rendono tali composti, dal punto di vista chimico, estremamente reattivi. Attaccano le membrane cellulari e i globuli rossi provocando danni all’ elica del DNA/RNA, inducendo mutazioni nei tessuti, nei vasi sanguigni e nella pelle. I radicali liberi che danneggiano la pelle provocano rughe ed invecchiemento precoce, quelli nei tessuti promuovono i tumori, quelli che danneggiano i vasi sanguigni provocano la formazione delle placche.
Recenti studi hanno evidenziato la relazione tra l’ esposizione ai radicali liberi e l’ invecchiamento precoce, con malattie autoimmuni come l’ artrite, il Parkinson, la malattia di Lou Gehring, l’ Alzheimer e la cataratta.
Troppo omega-6
I problemi associati con un eccesso di polinsaturi sono ingigantiti dal fatto che la maggior parte degli oli vegetali polinsaturi commerciali sono nella forma di acido linoleico Omega-6 (doppio insaturo), con una molto piccola quantità del vitale acido linolenico Omega-3 (tripplo insaturo). Recenti ricerche hanno rivelato che troppo Omega-6 nella dieta provoca una squilibrio che interferisce con la produzione di importanti Prostaglandine. Tale squilibrio può indurre una maggior tendenza alla formazione di:
- coaguli sanguigni,
- infiammazioni,
- pressione sanguigna elevata,
- irritazioni del tratto digestivo,
- diminuzone dell’ attività del sistema immunitario,
- sterilità,
- proliferazione cellulare,
- cancro,
- aumento di peso.
Troppo poco omega-3
Questo acido grasso è necessario per l’ ossidazione cellulare, per metabolizzare importanti aminoacidi contenenti Zolfo e per matenere un adeguato equilibrio nella produzione delle prostaglandine. Carenze sono state associate all’ asma, malattie cardiache e deficienze nell’ apprendimento.
La maggior parte degli oli vegetali in commercio contengono minime quantità di acido Linolenico (Omega-3) e grandi quantità di acido Linoleico (Omega-6). Inoltre, la moderna agricoltura e le manipolazioni industriali hanno ridotto l’ Omega-3 anche nei vegetali, uova, pesce e carne. Per esempio, le uova della galline che possono cibarsi di insetti e piante verdi, contengono Omega-6 e Omega-3 in rapporto benefico di circa uno a uno; ma le uova che provengono da allevamenti industriali possono contenere oltre 19 volte di più Omega-6 rispetto all’ Omega-3.
Dr. Silvio Colussi MD-TM
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